COS’E’ LA PEDAGOGIA CLINICA? (a cura di: Dott.ssa Sonia Marengo)

Oggi la pedagogia ha come oggetto di studio l’educazione, la formazione e l’istruzione culturale dell’uomo, in tutto il suo percorso di crescita formativa, dall’infanzia all’anzianità, perché, a pensarci bene, non si smette mai di imparare e di formarsi. La pedagogia si occupa quindi della formazione, educazione e istruzione dell’essere umano, mentre la pedagogia clinica si occupa delle problematiche annesse e delle difficoltà correlate a queste tre dimensioni.

Ogni esperienza, come ad esempio un film, un libro, una gita, un incontro con una persona, un racconto, un video, ecc.… può insegnarci qualcosa e diventare occasione di crescita formativa. Dipende da come noi la viviamo e quale significato le diamo.

Grazie alle persone che ci educano e ci istruiscono, noi costruiamo la nostra storia formativa, che ci dà forma e ci trasforma, a cui aggiungiamo momenti formativi personali lungo tutto il nostro percorso di vita. Importante comprendere che, mentre nei processi di educazione e di istruzione esiste sempre una relazione fra chi educa e chi viene educato, la formazione è un percorso strettamente personale e unico, perché è il soggetto stesso che decide se trasformare un’esperienza in un momento formativo oppure no.

Noi siamo nel mondo, e ognuno ha un suo mondo che si rapporta ad altri mondi e come lo facciamo o non lo facciamo può essere un problema pedagogico clinico.

Nella vita possono accadere anche eventi traumatici o dolorosi che invece di formarci, ci de-formano, ovvero ci depotenziano, bloccano la nostra crescita formativa e ci costringono in uno stato di stallo in cui facciamo fatica a pensare e a reagire, ci sentiamo a disagio, spaesati e non ci riconosciamo più. In generale spesso usiamo la frase – sono in crisi – a cui non riusciamo però a dare bene un significato. Parlo in generale di un soggetto che si sente in un periodo di crisi e non è soddisfatto né felice di se stesso e non esce ad avere rapporti armonici con se stesso e con altri (famiglia, amici, fidanzati). Non si parla di patologie gravi, problematicità specifiche (dipendenze, anoressia, depressione, ecc.…), soggetti affetti da patologie, per i quali è importante rivolgersi al professionista più competente, ma si parla di soggetti che avvertono di essere in uno stato di crisi.

In queste situazioni può essere d’aiuto la figura del pedagogista clinico che, in seduta, utilizzando come strumenti il dialogo e il pensiero, attraverso la creazione di reti categoriali, lavora con il soggetto e lo aiuta a togliersi dallo stato di stallo e a ri-pensarsi, riuscendo a trasformare il momento di crisi de-formativa, in un nuovo momento formativo, da cui ripartire, dando una nuova forma al proprio essere.

Il pedagogista lavora con l’essere umano per migliorare le sue condizioni di vita, per quanto concerne il proprio ambito lavorativo, ovvero l’educazione, la formazione e l’istruzione culturale e quando questi componenti subiscono un processo di destabilizzazione e deformazione.

Le sedute hanno una durata limitata nel tempo e hanno come scopo quello di riportare il soggetto in uno stato attivo e formativo, dove sia nuovamente in grado di pensare se stesso e a se stesso, a prendersi cura di sé e della propria formazione.

Il pedagogista lavora con il soggetto affinché il soggetto, attraverso una relazione educativa, venga educato a pensarsi alla luce di categorie pedagogiche che permettano di girare intorno al suo problema che lo sta facendo stare male, in crisi, e educarsi lui stesso a riconosce qual è il suo problema. Quando lo riconosce il processo della consulenza pedagogica è avviato alla sua risoluzione.

Oggi è difficile portare avanti discussioni formative, manca un ’educazione a confrontare punti di vista diversi. Non dobbiamo avere un dubbio scettico, diffidente, ma un dubbio che porta al pensare un pensiero che si apre alle possibilità altre.

Il pedagogista clinico educa il soggetto all’indipendenza dal professionista che gli sta facendo la consulenza perché la consulenza educa il soggetto ad un’autonomia del pensiero. La consulenza emancipa il soggetto dal bisogno di dipendere da qualcun altro per interpretare se stesso.

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